investimenti insurtech

Stimolare gli investimenti insurtech in Italia: ecco come.

Quali iniziative e strategie bisogna adottare per far crescere gli investimenti in insurtech in Italia? A questa domanda hanno provato a rispondere i partecipanti al quinto evento dell’Insurtech Week, organizzata dall’Italian Insurtech Association ed inserita nella Milano Digital Week. Ad aprire i lavori è stato Simone Ranucci Brandimarte, founder e President di IIA. Ranucci ha illustrato alcuni dati relativi agli investimenti insurtech in Italia. “Il 2020 è stato un anno record per gli investimenti insurtech con oltre 7 miliardi di dollari investiti, prevalentemente in Nord America. In Europa, l’Italia ha investito in un decennio un nono rispetto a Germania e Gran Bretagna. Rispetto agli altri Paesi siamo in ritardo”. Per capire meglio lo stato degli investimenti insurtech in Italia, IIA in collaborazione con il Politecnico di Milano ha ideato l’Insurtech Investment Index. “Abbiamo mappato quattro elementi: gli investimenti di capitale nelle società del settore InsurTech e nelle startup e PMI innovative del settore assicurativo; gli investimenti nello sviluppo digitale compiuti da compagnie e intermediari professionali; gli investimenti nella collaborazione fra attori della filiera finalizzati a sviluppare soluzioni innovative e ad alto contenuto tecnologico. Nel 2020 le compagnie hanno investito 5,1 milioni di euro. il 63% delle compagnie ha avviato almeno un progetto Insurtech interno per un totale di 127 operazioni. il 75% ha infine avviato almeno una partnership su progettualità Insurtech. L’insurtech investment index del 2020 ha una sufficienza risicata. Il sentiment su quello che succederà nel 2021 è positivo: si prevede che una buona percentuale di soggetti aumenterà gli investimenti in insurtech”.

La crescita dell’ecosistema insurtech passa però anche dalla collaborazione tra startup, compagnie e istituzioni. A favorire questi link ci sono realtà come Fintech District. “Il Fintech District è nato tre anni fa e ha come obiettivo quello di creare collaborazioni tra le fintech della nostra community e le corporate, operando quindi come porta d’accesso per il fintech italiano – afferma Alessandro Longoni, Responsabile del Fintech District – Ad oggi siamo riusciti ad aggrerare 174 fintech e 16 corporate generando molte iniziative di match making. Tra le 174 ci sono anche 15 insurtech. Queste stratup ritengono che il futuro dell’insurtech vada su queste tre direttive: digital brokers, Internet of Things e big data anaytics. Secondo la nostra community, i big data aiuteranno a ridurre sia i costi del mercato assicurativo e aumenteranno la competitiva perché permetteranno una migliore profilazione dei clienti e una migliore gestione del rischio, oltre ad innovare il prodotto assicurativo. Per quanto riguarda il digital brokers esso performerà meglio di un assicuratore tradizionale specialmente nelle aree di back office automation e gestione delle frodi. Infine c’è l’internet of Things che porterà il settore assicurativo a spostarsi dal mero pagamento del danno alla prevenzione del danno stesso grazie a sistemi di machine learning e intelligenza artificiale”.

Creare una sandbox regolamentare per favorire gli investimenti insurtech

Dopo Longoni è stata la volta di Gianluca Dettori, Presidente e Fondatore Primomiglio SGR. Secondo Dettori, per colmare il gap tecnologico dell’Italia nei confronti degli altri Paesi concorrenti, è necessario modificare il quadro normativo della finanza. “Molte di queste regole sono state scritte tanti anni fa quando ancora la tecnologia non aveva un impatto così forte nelle nostre vite. Ora serve uno scatto. Bisogna chiedere all’esecutivo di istituire un sandbox regolamentare che permetta alle fintech di innovare liberamente senza ostacoli. Prendiamo spunto dal sandbox per l’equity crowdfunding che ha avuto successo”.

Stefano Molino, Senior Partner e Responsabile Fondo Acceleratori per CDP Venture Capital Sgr, concorda con Dettori: “Bisogna lavorare con gli enti regolatori per definire percorsi di semplificazione”. Molino ha illustrato in che modo Cdp sta supportando l’ecosistema fintech e insurtech italiano: “Recentemente abbiamo lanciato un programma di accelerazione per fintech e insurtech a Milano. Il nuovo acceleratore supporterà fino a 50 startup in 3 anni, con una dotazione iniziale di 1,65 milioni di euro. L’obiettivo finale è portare metodologie e processi facendo incontrare startup e corporate. Le società innovative hanno una forte competenza tecnologica che per va accompagnata con una competenza relativa al prodotto”.

Yolo e Lokky, due casi di successo in ambito insurtech

Yolo e Lokky sono tra le poche insurtech italiane ad aver raccolto sostanziosi investimenti. Yolo ha ottenuto 10 milioni di euro di capitale da investitori istituzionali. Nonostante ciò, Gianluca De Cobelli, Founder e Ceo di Yolo Group, batte sul tasto dolente della troppa regolamentazione: “Il quadro normativo attuale allontana gli investitori. Noi siamo riusciti a raccogliere capitali grazie ad investitori illuminati ed industriali. Abbiamo avuto un approccio più da public company ma per scalare non basta la sola competenza finanziaria, serve l’aiuto di tutti e un cambiamento culturale. Ad oggi il mercato delle assicurazioni in Italia è sotto penetrato con problemi importanti nel ramo danni. Le assicurazioni sono ancora percepite come una tassa anziché come un servizio”.

Lokky di milioni ne ha raccolti per ora solo uno. “Fare innovazione in ambito insurtech è più complicato e la complessità diventa un limite per gli investitori che approcciano con le insurtech – afferma Sauro Mostarda, Executive Director di Lokky – Perché è evidente che se ci sono gradi di complessità elevati molti investitori tendono a non prendere il rischio. È allora importante portare gli incumbent a supportare l’innovazione e le insurtech. Noi abbiamo fatto proprio questo. I soldi che abbiamo raccolto sono arrivati da operatori corporate del mondo assicurativo e bancario che hanno capito qual era il problema che noi stiamo cercando di risolvere con la nostra iniziativa”.

Il Corporate Venture Capital di Reale Mutua

L’evento è si è chiuso con l’intervento di Andrea Birolo, Head of Corporate Venture Capital presso Reale Mutua, che ha spiegato la modalità di investimento nelle startup che adotta la sua azienda. “Il Corporate Venturing è una funzione nata circa 4 anni fa all’interno di Reale Mutua e ha l’obiettivo di ricercare soluzioni di mercato sviluppate da startup per accelerare il processo di crescita del gruppo e supportare gli obiettivi del piano strategico. Il criterio principale per la ricerca e selezione degli investimenti nasce dal business tradizionale di Reale Group. Quando investiamo in una startup analizziamo il suo modello di business e la possibilità di integrarla nel nostro gruppo”.

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