Rischio cyber, lo stato dell’arte in Italia.
Il mercato dell’assicurazione del rischio cyber prevede oggi svariate possibilità di copertura riguardanti la perdita o la divulgazione di dati personali e sensibili, la compromissione del sistema informativo e la sua interruzione di servizio. In Italia si è ancora in una fase di sviluppo seppure in crescita rispetto al passato. E’ quanto emerge dal survey realizzato dall’Osservatorio Information Security & Privacy 2018, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano.
“A livello internazionale è un settore già molto radicato, mentre in Italia si trova ancora in una fase di sviluppo, seppure in crescita rispetto alla precedente rilevazione – commenta Alessandro Piva -. Il 33% delle imprese ha sottoscritto coperture assicurative di trasferimento del rischio cyber (+6%), di cui il 18% che ha scelto polizze completamente dedicate al cyber risk e il 15% che ha optato per assicurazioni generaliste che lo coprono parzialmente. Il 25% sta valutando se attivarle, il 30% è informato della possibilità ma non ha intenzione di farne uso, mentre il 12% non ne è a conoscenza”.
Gli ostacoli che rallentano la crescita del mercato assicurativo sono in primo luogo la difficoltà a misurare l’impatto finanziario di un eventuale incidente di sicurezza (64%) e l’incapacità delle aziende di valutare la propria esposizione ai rischi cyber (58%). Seguono lo scarso coinvolgimento dei Top Manager (30%) e la poca predisposizione delle imprese a sostenere un assessment del rischio cyber (19%). Ci sono infine lacune nell’offerta assicurativa, come la mancanza di trasparenza nella definizione dei danni coperti dalle polizze (19%) e la ancora scarsa competenza tecnica degli assicuratori (19%).
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